Articolo di Serena Paquola
Perché un medico convenzionale dovrebbe interessarsi d’Igiene Naturale?
Perchè chiunque nella vita se rimane curioso avrà sempre da apprendere ed imparare ed io spero di non smettere mai di cercare, di capire, di essere curioso. Quindi poiché ho giurato sulle parole di un tale che si chiamava Ippocrate ad un certo punto nella mia vita mi sono posto curiosamente alla ricerca delle mie origini di medico ed ho trovato molte cose che non conoscevo e chissà quante ancora avrò da scoprirne…
Domenico Battaglia
L’articolo che segue è l’intervista a Domenico Battaglia, laureato in Medicina e Chirurgia, Specialista in Urologia e Andrologia, esperto in Alimentazione e Dietetica a base vegetale, Cecilia Pintori, Medico-chirurgo Specialista in Malattie infettive e parassitarie e Farmacotossico-dipendenze e Federica Giacosa, laureata in Medicina e Chirurgia, esperta in Omotossicologia, Medicina Integrata, Intolleranze alimentari, Master in Oncologia Integrata, i quali ci offrono la loro unica visione sull’Igiene Naturale, sul perché si sono interessati all’Igiene Naturale, anche se si sono dapprima formati come medici convenzionali.
CECILIA PINTORI
Medico-chirurgo Specialista in Malattie infettive e parassitarie e Farmacotossico-dipendenze
1. Puoi darci qualche riferimento sul tuo background, raccontandoci la storia del perché hai deciso di seguire la professione medica?
Da piccola dicevo che “da grande” avrei voluto fare la bidella oppure la maestra oppure il medico. Mi feci regalare da Babbo Natale il kit per visitare le bambole e per poter fare le iniezioni; mi divertivo moltissimo e mi sembrava un gran bel gioco curare le “persone”. Da allora, verso i sei anni, dicevo che da grande avrei fatto il medico, se ci fossi riuscita, perché la vedevo come una cosa molto complicata; sapevo che bisognava studiare tanto e che “il medico non smette mai di studiare”, come mi ripetevano i miei genitori contenti di questa mia propensione ma forse un po’ scettici…
Ho frequentato il Liceo Scientifico e l’idea era sempre quella anche se, per qualche anno, ho avuto dei tentennamenti per un’altra professione, come il reporter in paesi lontani, che mi affascinava. Mi affascinava l’idea di girare il mondo, far conoscere ciò che succedeva in luoghi lontani, imparare le lingue, ma soprattutto aiutare le persone.
Poi, come se fosse da sempre scritto nel mio destino e anche per l’impraticabilità dell’altra strada, mi iscrissi a Medicina a Bologna.
E nel 1986 mi sono laureata con la tesi su “Trasmissione Verticale dell’infezione da HTLVIII” (l’attuale HIV) dopo aver frequentato e preparato la tesi presso il Reparto di Malattie Infettive dell’Università di Bologna.
Venni di conseguenza in contatto con la problematica dell’allora nascente infezione da HIV e vidi e fui testimone in maniera molto forte di tutte le discriminazioni, le sofferenze non solo fisiche ma anche e soprattutto psichiche delle persone che vivevano ai margini della società (tossicodipendenti, omosessuali, le cosiddette “popolazioni a rischio”).
Tentai anche di coniugare il percorso di specialità con un percorso all’estero ma allora non c’era Erasmus e quindi si partiva per l’estero (Africa soprattutto) con organizzazioni tipo il CUAMM.
Non se ne fece niente, io mi laureai con la tesi sperimentale sulla trasmissione verticale (materno-fetale) dell’HIV ed entrai in specialità dove, per scelta, frequentai il reparto e mi occupai prevalentemente della diffusione, diagnosi e cura dell’infezione da HIV.
Quindi, facendo vita di reparto full time ho seguito protocolli poco più che sperimentali per le infezioni opportuniste, tumori strani, manifestazioni cliniche rarissime.
Mi specializzai con un’altra tesi sperimentale “Miocardiopatia dilatativa e infezione da HIV” e mi trovai nel mondo “vero” con queste competenze.
Per motivi svariati, dopo i soliti lavori dei neo-laureati (guardia medica e sostituzioni dei medici di base) fui chiamata da uno dei tanti enti presso cui avevo fatto richiesta: il Servizio Tossicodipendenze di Faenza e lì iniziai a lavorare dal primo dicembre 1990. Mi trovai a contatto, per 25 anni, con tossicodipendenti, alcolisti, giocatori d’azzardo ma soprattutto con una sofferenza umana indescrivibile non solo dal punto di vista fisico ma anche e soprattutto da quello psichico.
Ho amato molto il mio lavoro da tossicologa ed ho imparato tantissimo da tutti i miei pazienti ma qualcosa, nella gestione della malattia dipendenza, non mi tornava.. qualche campanello sui tanti effetti collaterali dei farmaci che usavo correntemente cominciava a suonare…
2. Quando sei stata esposta per la prima volta, e dove, all’Igiene Naturale?
La vita ti porta in occasioni e strade che non avresti mai neanche immaginato. A causa di grossi problemi familiari, un lutto in particolare, fui costretta a rivedere la mia visione della vita e della medicina. Anche il mio lavoro era, per definizione, molto difficile e alienante perché “la tossicodipendenza è una malattia cronica e recidivante” e forse “uno su mille ce la fa…”
Per la crisi personale e anche professionale che mi investì violentemente, iniziai un percorso di crescita personale che mi fece incontrare personaggi come Rudiger Dahlke, digiuno-terapeuta ante- litteram, Valdo Vaccaro, igienista, Marcello Pamio, Desirè Merien, Colin Campbell e tanti altri.
Dopo un periodo di aspettativa dal mio lavoro come dirigente medico di primo livello, ho deciso di dimettermi nel 2015 perché la medicina che praticavo non era più quella che “suonava le mie corde”.
Mi sentivo dilaniata a dover usare farmaci molto potenti e coniugare questa necessità con la nuova visione che avevo acquisito, in cui il nucleo fondamentale era la capacità guarente dell’organismo stesso, se messo nelle condizioni di poterlo fare, ma ciò era diventato sempre più difficile e così ho usato l’anno di aspettativa per formarmi in senso igienista con le scuole che ho menzionato.
3. Come applichi l’Igiene Naturale nella tua tua vita?
Sono diventata vegetariana nel 2010 e vegan nel 2013, non uso più alcun tipo di farmaco né per me né per la mia famiglia, applico nella mia vita quotidiana diverse pratiche igieniste: pulizia della lingua, spazzolatura del corpo, le pratiche di Lezaeta, digiuno nelle condizioni malattia, detox, mi impegno a praticare attività fisica soprattutto nella Natura, non utilizzo di aria condizionata se non in situazioni estreme, seguo alimentazione consapevole eliminando zucchero e cereali raffinati e alimenti prodotti industrialmente; mi alimento per la maggior parte con prodotti vegetali di provenienza bio o comunque prodotti da persone fidate, uso cibi stagionali e a km. 0 (a parte gli agrumi) e qualche altra frutta “esotica” molto molto di rado. Una grandissima parte dei vegetali sono crudi, anche sotto forma di germogli, con percentuali diverse a seconda della stagione.
4. E sui tuoi pazienti?
Beh, qui il discorso si fa veramente complicato; non è facile far applicare l’Igiene Naturale, nella vita dei pazienti, se non in una parte piuttosto ridotta, secondo la mia esperienza.
È molto importante rispettare il modo di vivere di ognuno e le scelte che riesce a fare; la scelta di vita è un processo, non un cambiamento repentino, per cui io cerco di “accompagnare” nel cambiamento chi si propone di conoscere e abbracciare tale stile di vita.
5. Sono i tuoi pazienti ricettivi alle pratiche dell’Igiene Naturale?
Dipende da come si presentano tali pratiche e in quali contesti; trovo che nell’ambito di una esperienza residenziale, per esempio nel corso di una settimana/di un week end detox sia molto più facile far apprezzare le pratiche poiché si possono mettere in atto da subito e magari in un contesto gruppale che è sempre molto arricchente e coinvolgente.
Per i pazienti ambulatoriali è molto più difficile. Sicuramente molti di coloro che hanno cominciato ad utilizzare una o più pratiche durante una esperienza residenziale sono riusciti a farle diventare delle ottime abitudini di vita.
6. Secondo la tua opinione, dove sta il limite per cui l’Igiene Naturale non è più di aiuto e il trattamento terapeutico convenzionale diventa necessario?
Sicuramente un ruolo importante lo vedo nell’emergenza e nella diagnostica; qui la medicina convenzionale ha molti pregi.
A mio parere però si fa un uso distorto di alcuni strumenti diagnostici che non sempre preservano, ahimè, la salute della persona; sto pensando alla mammografia indiscriminata, all’uso troppo frequente di accertamenti radiologici ed endoscopici per fare solo alcuni esempi…
Sull’emergenza, quando c’è pericolo di vita immediato, non vedo motivazioni valide per non usare farmaci salvavita.
7. Come vedi il futuro dell’assistenza sanitaria?
L’assistenza sanitaria, come è strutturata attualmente in Italia, prima o poi, molto presto secondo analisi di esperti del settore, imploderà, non sarà più sostenibile il costo per la società né per i risultati effettivi. Si trascura da molto tempo la prevenzione primaria, che non è quella vaccinale per intenderci e si investe troppo poco, per non dire nulla o pochissimo, nell’educazione sanitaria, nella proposta di diversi stili di vita, nel fare della tutela della salute la propria bandiera anziché privilegiare la cura della malattia quando si è già manifestata.
So bene che questo richiede un cambiamento molto importante a molti livelli ma, a mio parere, è l’unica strada percorribile e sensata.
8. Quale senti sia la tua missione personale?
Penso che se riesco, nella mia attività, a far conoscere e praticare questi principi avrò dato il mio contributo all’esercizio dell’arte medica, quella vera, ippocraticamente intesa la cui essenza non è accanirsi sul sintomo ma insegnare a rispettare ed ascoltare i campanelli d’allarme che il corpo continuamente ci manda.
Buona salute a tutti!
DOMENICO BATTAGLIA
Laureato in Medicina e Chirurgia, Specialista in Urologia e Andrologia, esperto in Alimentazione e Dietetica a base vegetale
1. Puoi darci qualche riferimento sul tuo background, raccontandoci la storia del perché hai deciso di seguire la professione medica?
All’età di 6 anni in modo che non saprei come descrivere, ebbi la piena convinzione che la mia vita sarebbe stato il prendersi cura di chi soffriva. Ho vissuto la mia infanzia in un piccolo paese della Sicilia e non avevo alcun parente neanche alla lontana che si occupasse di medicina o simili.
Questa convinzione era tale che mi spinse a chiedere a mia madre cosa bisognava fare per diventare medico. Lei come solitamente sapeva fare mi rispose in modo molto chiaro ma senza indirizzarmi ne in un senso né nell’altro. Riporto qui di seguito il dialogo che ebbi all’età di 6 anni riguardo a questo argomento, lo ricordo ancora come se fosse ieri:
io “quanto tempo ci vuole per diventare medico? ,
risposta di mia madre: “per diventare medico bisogna studiare molto, almeno 20 anni”.
Io ma fra 20 anni io quanti anni avrò?
Risposta di mia madre “26 anni”
ed io ancora: “come il cugino Gigi?”
Risposta di mia madre: ” si come lui”.
Dopo questo dialogo capii che non era un tempo impossibile perchè quel cugino era molto giovane ed io da quell’istante ero certo che quella strada era alla mia portata. Da li in poi ho vissuto ogni mia decisione ogni mia esperienza in quella chiave di lettura, per cui per esempio volendo fare il chirurgo cercai di capire se il sangue e gli intestini potevano disturbarmi in qualche modo e per un’estate ho guardato cosa accadeva ogni giovedi nel mattatoio del piccolo paesino in cui abitavo. Vi assicuro che ho ancora nelle orecchie le voci e le urla di dolore degli animali prima ancora che fossero uccisi, già quando l’addetto veniva a prenderli dal recinto in cui erano rinchiusi e queste urla sono tornate forti quando ho intrapreso il mio percorso di consapevolezza personale e professionale ma forse potrebbe essere un’altra storia.
Quell’estate si chiuse l’esperienza del mattatoio e fui ancora più certo che potevo fare il chirurgo. Per cui negli anni a seguire le mie scelte scolastiche furono orientate sempre nell’ottica della Medicina. Ricordo che al liceo ebbi la prima ed unica crisi personale riguardo alla scelta: iniziai a recitare in una scuola di teatro molto famosa nella mia città (si nel frattempo mi ero trasferito nel capoluogo della mia Regione) e la passione per quell’esperienza mi fece dubitare riguardo alla scelta se fare l’attore o il medico. Di fronte a questo dubbio amletico interpellai i saggi anziani e la risposta fu questa: Non è importante cosa vorrai fare in futuro ma come lo farai per cui se vuoi fare l’attore o il medico non è importante, ma fai al meglio che puoi e con passione ciò che sarà la tua scelta!
Questa risposta non me l’aspettavo, speravo mi venisse detto una frase del tipo: “ma no devi fare il medico è un lavoro più importante, più sicuro, più remunerativo… ma nulla di tutto ciò! Ero stato educato alla libertà ed alla creatività e questa coerenza ritornava a me, che in quel momento ho sentito il senso della responsabilità delle scelte e di quella in particolare che era per me molto importante.
Dopo qualche giorno di riflessione arrivò la risposta: avrei potuto fare l’attore per hobby mi sono detto, ma mai il medico, per cui decisi di proseguire l’attività di attore nel tempo libero ed invece decisi di dedicarmi a tempo pieno allo studio della Medicina.
Lo studio della medicina durò 6 anni una volta finito il liceo classico. Mi sono iscritto alla facoltà di Medicina e Chirurgia ed all’età di 26 anni compiuti da una decina di giorni raggiunsi il tanto agognato obiettivo. Ma presto altri obiettivi si sarebbero posti innanzi a me: altri cinque lunghi e duri anni di studio per la scuola di specializzazione e poi il concorso pubblico per l’ingresso in ospedale vinto subito dopo la specializzazione e la mia permanenza in ospedale per circa 12 anni tra turni di guardia e sale operatorie.
Esattamente a metà di questi 12 anni passati in ospedale inizia un altra crisi personale e professionale: più facevo il chirurgo e più coglievo oltre alle straordinarie possibilità che questa disciplina aveva, anche i grandi limiti di questa Medicina nei confronti della persona. Allora ho cominciato a farmi domande e cercare risposte e forse in questo trambusto ho incrociato l’Igiene Naturale, sono tornato al caro Ippocrate ed alle istanze che lo muovevano, ho conseguito un Master in alimentazione e dietetica vegetariana percependo che tutto partiva dal cibo e dall’alimentazione. Ho conseguito una scuola triennale per Insegnanti di Meditazione.
Nel 2013 ho avuto la possibilità di dare alle stampe alcune piccole riflessioni riunite in un libro che nel frattempo avevo scritto dal titolo “Medicina Consapevole, con un poco di zucchero la pillola andrà giù?” e ho proseguito in questo percorso senza mai pensare di aver conosciuto tutto ma consapevole di avere molto da conoscere ancora finchè sarò vivo.
Ho cominciato a studiare i libri di Shelton, Ehret, Tilden, Gerson (quest’ultimo non proprio un igienista) e molti altri ed ho compreso che molte cose alla facoltà di medicina sono state dimenticate e cosi è stato dimenticato anche l’uomo medico e l’uomo paziente. Circa 2 anni fa ho scelto di dare le dimissioni spontanee dal mio ospedale, dal famoso posto fisso, per dare seguito coerentemente al mio percorso di crescita umana e conoscenza professionale cercando di aderire sempre di più alla piccola luce della mia anima.
2. Come applichi l’Igiene Naturale nella tua tua vita?
Nella mia vita l’Igiene Naturale cerco di applicarla quotidianamente, nell’alimentazione mia e della mia famiglia (due bimbi molto piccoli) nelle scelte che hanno portato anche queste due piccole anime fra noi, sono infatti nate in casa con un parto Lotus, una esogestazione con alto contatto genitoriale, allattamento al seno esclusivo, bassissimo o nullo impatto chimico sia alimentare che farmacologico, scelte educative aderenti ad un progetto di vita familiare in linea il più possibile con il fluire della vita e nel suo pieno rispetto, quindi anche qui potrei parafrasare Ippocrate: “Primum Non Nocere”.
3. E sui tuoi pazienti?
Ai miei pazienti non dico di applicare i concetti di Igiene Naturale non perchè questo sia un geloso segreto, ma perchè preferisco spiegare loro come stare bene e far sperimentare il benessere perchè è da li che passa a mio avviso una possibilità di vero cambiamento, dall’esperienza personale.
4. Sono i tuoi pazienti ricettivi alle pratiche dell’Igiene Naturale?
Alcuni si alcuni no, alcuni fanno un piccolo pezzo di strada, altri un po di più. In realtà penso che siamo tutti un popolo in cammino verso la conoscenza e l’evoluzione e chi più chi meno dal momento che ci ha messo tutto l’impegno, per me ha fatto il massimo!
5. Secondo la tua opinione, dove sta il limite per cui l’Igiene Naturale non è più di aiuto e il trattamento terapeutico convenzionale diventa necessario?
Prima di rispondere a questa domanda mi preme dire che quantomeno in Italia a mio avviso un forte limite dell’Igiene Naturale sono proprio coloro che dicono di occuparsene e di diffonderne le conoscenze. Li ho conosciuti personalmente ed ho potuto sperimentare atteggiamenti personalistici, da “primadonna”, votatati così tanto al culto di se stessi che a volte anche la più piccola voce fuori dal coro rischia di essere tacciata di eresia e mancanza di devozione. Ecco in questi e molti altri atteggiamenti non ritrovo i concetti fondanti e fondamentali dell’Igiene Naturale, per cui mi sa che si predica bene e si razzola male… senza ricordare a volte che l’unico insegnamento Ippocratico (se proprio dovessimo sceglierne uno) è quello del dare l’esempio con la propria esistenza.
Un altro limite dell’Igiene Naturale è nelle persone, potenziali pazienti e nel concetto che hanno di sé e dunque della loro salute e del loro stato di benessere. Infatti siamo stati tutti “educati” al cibo industriale di ogni genere, all’inquinamento dei corpi, dell’ambiente e dell’aria che respiriamo senza il minimo dubbio che ciò non comportasse un limite alla vita, anzi “vendendolo” come un progresso inevitabile, sicuro e senza sequele patologiche. Quindi sono scomparse le malattie ed i mal-esseri e sono apparsi i sintomi abbiamo cominciato a tamponare questi ultimi e li abbiamo scambiate per guarigioni credendo che potesse sempre esistere la pillolina per la guarigione definitiva, ma non succede sempre, anzi è sempre più raro. Infatti la guarigione o la non malattia arriveranno quando il percorso evolutivo dell’essere umano avrà compreso la coscienza e l’anima che la governa, una sorta di ritorno a se stessi cui siamo oramai poco abituati.
6. Come vedi il futuro dell’assistenza sanitaria?
A volte mi sembra di vedere questa immagine: quella di un treno in corsa che viaggia verso la sua agognata meta ma che ha perso la locomotiva per cui per forza di inerzia continua a procedere ed i viaggiatori sono convinti di essere prossimi all’arrivo, ma l’inerzia lentamente rallenterà il treno e questo potrebbe imboccare un binario morto piuttosto che una stazione non prevista… chi lo sa se accadrà ma di sicuro questa assistenza sanitaria per cosi dire “moderna” necessità sempre più di integrazioni di sapere e conoscenza e non di verità dogmatiche.
Pensa, ho anche scritto il mio sogno quello di poter creare un giorno una Clinica Igienista in Italia… sempre che non mi costringano ad espatriare… e chissà se accadrà. Io sono abituato a sognare ed a realizzare i sogni, non lo dico con presunzione ma per l’esperienza che fino ad oggi mi ha riservato la vita, per cui come diceva il cantautore… sogna ragazzo sogna…
7. Quale senti sia la tua missione personale?
Domanda semplice nella formulazione, ma difficile anzi difficilissima è la risposta. La domanda della mia vita alla quale non sono ancora riuscito a giungere ad una risposta compiuta. Infatti sperimento che ogni giorno la vita sia personale che professionale mi porta a nuove conoscenze e nuovi saperi per cui non saprei dire qual è la mia missione in questo mondo, di sicuro credo di aver scelto di cercare di aiutare gli altri ma con la consapevolezza di doverne apprendere i modi e le maniere quotidianamente finchè mi sarà dato farlo, assecondando la vita e fluendo in essa ponendomi al suo servizio. Per cui credo proprio di poter dare una risposta compiuta quando la vita stessa si sarà compiuta, per cui aspettiamo come procede il film ed aspettiamo pazienti, tutte le sorprese ed i colpi di scena che questo fantastico lungometraggio ci offre e poi in caso scriveremo il finale.
Grazie mille!
FEDERICA GIACOSA
Laureata in Medicina e Chirurgia, esperta in Omotossicologia, Medicina Integrata, Intolleranze alimentari, Master in Oncologia Integrata
1. Puoi darci qualche riferimento sul tuo background, raccontandoci la storia del perché hai deciso di seguire la professione medica?
Sin da bambina sono stata affascinata dalla mente e dal corpo umano, dalla capacità di rigenerarsi e dalle risorse che ogni persona possiede. Sono sempre stata attratta dalle materie scientifiche, dalla biologia, dalla fisica e ho iniziato ad interessarmi all’alimentazione come terapia sin dai 16 anni, sperimentando su di me diverse correnti di pensiero. Ho smesso di mangiare carne a 18 anni, e poi sono diventata vegana e ho smesso di mangiare glutine di grano a 22 anni per motivi di salute. Eliminando soprattutto latticini – che adoravo – e glutine, i miei problemi di salute in breve tempo si sono risolti, e proprio questa esperienza personale ancora di più mi ha convinto del potere terapeutico dell’alimentazione e ho iniziato ad approfondire ancora quest’argomento, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della disintossicazione. A 23 anni mi sono recata sui Pirenei nel famoso centro macrobiotico gestito dall’ormai defunto Renè Levi, diretto allievo di George Oshawa, dove ho potuto approfondire con lui la macrobiotica e dove ho conosciuto tantissime persone, anche con patologie gravi, guarite proprio grazie a dei regimi alimentari specifici. E proprio grazie alla cuoca del centro, una splendida ragazza che si chiamava Elena, sono tornata a casa con il libro fotocopiato di Shelton, Il digiuno può salvarti la vita. Sono rimasta subito affascinata dalla lettura di questo libro scritto da questo grande medico, e da quel momento ho iniziato a sperimentare su di me piccoli periodi di digiuno e ad approfondire sempre di più il tema, sia con letture che, soprattutto, con esperienze pratiche. Ecco come sono venuta in contatto con l’Igiene Naturale.
Sono arrivata a sperimentare su di me fino a 50 giorni di digiuno con tisane, brodi vegetali filtrati e qualche estratto (a dir la verità molto pochi), e fino a 8 giorni di digiuno ad acqua. E posso dire che ogni volta è stato un vero e proprio viaggio di scoperte e conoscenza interiori.
2. Come applichi l’Igiene Naturale nella tua tua vita?
La applico ogni giorno, prestando attenzione alle combinazioni alimentari, ai metodi di cottura, alla scelta delle materie prime, ma ancor più allo stile di vita. Non bisogna infatti limitare l’Igiene Naturale all’alimentazione, perché l’Igiene Naturale contempla uno stile di vita sano, alimentazione sana, sole, acqua, movimento, respirazione… Mi espongo al sole il più possibile, cerco di muovere il mio corpo per far fluire i liquidi interni di drenaggio, cerco di bere ogni volta che riesco acqua pura, di fonte, o uso delle tecniche di depurazione e rivitalizzazione dell’acqua. Pensieri sani e attorno a me persone positive… altrimenti preferisco stare da sola!
3. E sui tuoi pazienti?
Cerco di trasmettere ai miei pazienti le basi per uno stile di vita migliore, e per fare questo mi impegno personalmente, perché si può trasmettere solo quello che si è… se io in primis non seguissi certe regole non potrei farle arrivare a chi si rivolge a me… è una questione di risonanza. In primis parto dall’alimentazione, perché è la base di tutto. Se il carburante non è corretto, la macchina non può funzionare bene. Quando poi riprendono energia fisica e vitalità e sentono la differenza rispetto a come stavano prima, gli altri cambiamenti diventano più semplici.
Tengo poi regolarmente dei ritiri residenziali di disintossicazione e di digiuno dove utilizzo diverse pratiche che ho appreso in tutti questi anni e dove lavoro su corpo/ mente. Le persone alla fine di questi percorsi sono molto più serene e consapevoli, e ne escono sempre trasformate e con una marcia in più.
Sono insegnante di yoga e di tecniche di rilassamento e di meditazione, e le trovo molto utili da abbinare alle pratiche di disintossicazione e di digiuno. Oltre a tecniche di dinamica mentale che ho appreso in corsi specifici. Il mio obiettivo è fornire alle persone tutti gli strumenti che ho a disposizione per stare meglio.
4. Sono i tuoi pazienti ricettivi alle pratiche dell’Igiene Naturale?
Lavorando come libero professionista, diciamo che tra i miei pazienti avviene una selezione naturale… lavoro praticamente solo con il passaparola per cui le persone che si rivolgono a me hanno avuto la testimonianza del miglioramento di persone a loro vicine, e sono consapevoli che il percorso che possiamo fare insieme è un percorso di cambiamento, di miglioramento dello stato di salute che parte proprio dalla causa primaria della malattia.. l’infiammazione del corpo. Non ci sono pillola magiche che in un giorno possono fare guarire.. solo una presa di coscienza e un andare a far sì che il corpo, disintossicandosi e disinfiammandosi, ritrovi tutte le sue capacità intrinseche di riportarsi in un equilibrio ottimale.
5. Secondo la tua opinione, dove sta il limite per cui l’Igiene Naturale non è più di aiuto e il trattamento terapeutico convenzionale diventa necessario?
Non è una domanda semplice a cui rispondere perché le variabili sono troppe. Di sicuro l’Igiene Naturale non può sostituirsi a una chirurgia d’urgenza o situazioni molto molto gravi. Per il resto la discriminante sta nella forza di volontà e nella motivazione di chi sceglie una strada diversa.
6. Come vedi il futuro dell’assistenza sanitaria?
Altra domanda spinosa, soprattutto di questi ultimi tempi. Sono molto preoccupata di come stanno andando le cose, e credo che sia sempre più importante fare informazione e spiegare alle persone come mantenersi in salute, anzichè perderla e poi curarsi…
7. Quale senti sia la tua missione personale?
La mia missione è quella di impegnarmi il più possibile affinchè sempre più persone diventino padrone della loro salute. Spiegare alla gente come in questo mondo sempre più tossico diventi ogni giorno più importante mantenere ottimali le vie di eliminazione delle tossine che possediamo, perché un corpo meno infiammato e meno intossicato può reagire al meglio contro tutti i tossici che volenti o nolenti ogni giorno introduciamo o ci fanno introdurre… e non parlo solo di cibo non corretto, ma di pesticidi, dentifrici, creme, deodoranti, farmaci, polveri, inquinamento ambientale, elettromagnetico e chi più ne ha più ne metta!! Purtroppo a volte si può fare ben poco rispetto a questi tossici, ma quello che possiamo fare è sicuramente mettere il corpo nelle condizioni migliori affinchè possa eliminarli il più velocemente possibile e senza troppi danni.
Vorrei ringraziare con immenso calore questi 3 grandi dottori, che ammiro moltissimo! Si adoperano ogni giorno per portare più consapevolezza, riguardo la salute, l’alimentazione sana, e del sè. Il loro lavoro e apporto (che spesso richiede coraggio) è un dono per tutti noi. Per il miglioramento della nostra VERA SALUTE e vita!
Grazie 🙂
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