Che cosa hanno in comune uno scimpanzé nella foresta, una scimmia nei Caraibi e un bicchiere di kefir sulla nostra tavola? Apparentemente poco — eppure sono tutti esempi di una realtà affascinante e poco conosciuta: il legame profondo e naturale tra il nostro istinto alimentare e i cibi fermentati.
Gli scimpanzé e la frutta “alcolica”: uno studio che ci riguarda
Nel Parco Nazionale di Cantanhez, in Guinea-Bissau, un gruppo di ricercatori ha osservato e filmato degli scimpanzé mentre consumavano frutta fermentata, in particolare, quella chiamata “pane africano” (Treculia africana), e la condividevano tra loro…Come ad un happy hour!!! 🙂
Questa frutta, ricca di zuccheri, inizia naturalmente a fermentare una volta matura o caduta a terra, producendo una piccola quantità di etanolo.
Questa scoperta ha riacceso l’interesse verso la cosiddetta “ipotesi della scimmia ubriaca” (Drunken Monkey Hypothesis), proposta dal biologo Robert Dudley dell’Università della California. Secondo Dudley, l’attrazione dei primati (quindi, compreso l’essere umano) per l’alcol ha radici evolutive: frutti fermentati segnalavano la presenza di calorie preziose, e gli individui capaci di riconoscerli e digerirli avevano un vantaggio di sopravvivenza.
Il punto di vista dell’Igiene Naturale: la fermentazione naturale come alleata
Anche secondo l’Igiene Naturale il consumo di frutti fermentati è perfettamente naturale: un frutto che cade a terra, si ammorbidisce e si espone al sole inizia a fermentare spontaneamente, sviluppando enzimi, probiotici e micro-dosi di etanolo.
In questo stato, è spesso più digeribile, energetico e “vivo” perchè ha iniziato a produrre probiotici utili.
Non è un cibo avariato, ma un alimento in trasformazione, esattamente come avviene nel kefir di acqua, nello yogurt (meglio non usare prodotti a base di latte vaccino lo sappiamo, non è un alimento ottimale per la nostra salute; se non lo sai leggi qui) o nei crauti crudi.
Non solo scimmie: altri animali e “l’attrazione per l’alcol naturale”
Questo comportamento è stato riscontrato anche in altre situazioni riguardanti i nostri primati e non solo:
- le Scimmie Vervet nei Caraibi: sono note per rubare cocktail ai turisti. Alcune bevono moderatamente, altre in modo compulsivo. Proprio come alcuni di noi 😅.
- gli Scimpanzé di Bossou (Guinea): raccolgono linfa fermentata di palma con “spugne” fatte di foglie ed il contenuto alcolico può arrivare anche al 6–7%.
- gli Elefanti africani: attratti dai frutti marula, spesso fermentati a terra. Alcuni resoconti descrivono veri “party” da savana.
- gli Uccelli come i Cedar Waxwing: si “ubriacano” mangiando bacche fermentate, con effetti visibili sulla coordinazione.
Sono comportamenti naturali ed istintivi, che ci mostrano come la fermentazione e il consumo di etanolo naturale siano parte integrante della vita selvatica.
⚠️ Disclaimer e specifiche importanti
Il contenuto di questo articolo si riferisce esclusivamente alla fermentazione naturale che avviene spontaneamente in alcuni alimenti integri (come frutta molto matura, kefir, verdure crude, ecc.), nei quali possono essere presenti tracce minime e fisiologiche di etanolo.
Non si tratta in alcun modo di un invito al consumo di bevande alcoliche 😅.
Secondo i principi dell’Igiene Naturale, l’alcol etilico (etanolo) assunto come sostanza isolata e a sè, troppo concentrata o ricreativa è sempre considerato una tossina per l’organismo.
Anche in piccole dosi, interferisce con le funzioni cellulari, epatiche e nervose, creando effetti dannosi, soprattutto se assunto regolarmente.
Il riferimento al comportamento degli animali o alla presenza di etanolo nei cibi fermentati non intende normalizzare o giustificare il consumo di alcolici, ma semplicemente descrivere un processo biologico naturale e un aspetto evolutivo del nostro rapporto con il cibo.
Inoltre, nel filone più rigido dell’igienismo naturale (Shelton, Tilden, ecc) , i cibi fermentati sono evitati perché considerati comunque prodotti parzialmente alterati e potenzialmente irritanti. Si ritiene che fermentazioni eccessive producano tossine e ostacolino i naturali processi di depurazione del corpo.
Tuttavia, per chi adotta uno stile più flessibile e include anche cibi cotti, i fermentati possono avere un ruolo utile: migliorano la digestione, favoriscono la flora intestinale e contribuiscono all’assimilazione dei nutrienti. In un contesto non integralista, possono quindi essere integrati con beneficio.
Ma quindi l’ Etanolo è buono? Dipende dal contesto
Nell’Igiene Naturale non si promuove il consumo di alcol industriale, concentrato, isolato e privo del contesto nutrizionale.
Ma si riconosce che micro-dosi di etanolo, naturalmente presenti nei cibi fermentati crudi o nella frutta matura, non sono dannose, anzi:
- possono stimolare la digestione;
- sono accompagnate da enzimi e batteri benefici;
- rappresentano una fase vitale e utile del ciclo alimentare.
Una mela molto matura e ammaccata caduta da giorni può contenere quanto una birra analcolica (0.3–0.5% vol) e, se lasciata a fermentare al sole, può arrivare anche oltre l’1%.
E guardate gli altri frutti:
Tipo di frutta |
Etanolo stimato (in frutta visibilmente fermentata) |
Mele, pere |
~0.1% – 0.7% vol |
Uva (in acini aperti) |
~0.5% – 2% vol |
Prugne, ciliegie |
~0.5% – 1.5% vol |
Frutta tropicale (es. mango, banana) |
fino a ~3% vol (in ambienti caldi e umidi) |
Evoluzione, istinto e consapevolezza
L’essere umano, come gli altri animali, è biologicamente attratto dagli aromi della fermentazione, che ci indicano un frutto maturo, ricco e pronto.
La nostra capacità di metabolizzare l’alcol (grazie all’enzima alcol-deidrogenasi) è antichissima, e non nasce nei bar, ma nelle foreste.
Ed in termini evoluzionistici, ha un senso perchè è un modo con cui la natura non butta nulla; anche un alimento che “sta passando” può essere nutriente e la fermentazione è un processo sacro e intelligente.
Conclusione: tra scienza e saggezza naturale
In un mondo dove l’alimentazione è spesso guidata dall’abitudine, dalla cultura o dal marketing, riconnettersi con i ritmi e i processi naturali del cibo è un atto di profonda consapevolezza.
Comprendere che la fermentazione è parte del ciclo vitale degli alimenti e che in piccolissime dosi l’etanolo può essere una componente naturale, non significa giustificare il consumo di alcol, ma imparare a distinguere ciò che è vivo e integrato dalla sostanza isolata e tossica.
Se si desidera entrare in contatto con l’etanolo, che sia all’interno di un cibo integro, fermentato naturalmente, in cui la vita e l’energia dell’alimento siano ancora presenti — non in una bevanda raffinata, pastorizzata e trasformata che intossica il corpo e confonde la mente.
Alla fine, il vero invito non è a consumare etanolo, ma a tornare ad ascoltare il corpo, osservare la natura e scegliere cibi vivi, semplici e puliti, che ci sostengano e ci rispettino.
Riferimenti Bibliografici
- Dudley, R. (2014). The Drunken Monkey: Why We Drink and Abuse Alcohol.
In questo libro, Robert Dudley esplora l’ipotesi evolutiva secondo cui l’attrazione per l’etanolo ha radici nel comportamento frugivoro dei primati, analizzando le implicazioni per la comprensione dell’alcolismo umano.
Link al libro - Dudley, R., & Maro, A. (2021). Human Evolution and Dietary Ethanol. Nutrients, 13(7), 2419.
Questo studio esamina l’esposizione evolutiva all’etanolo nei primati e in altri animali, evidenziando l’adattamento genetico alla metabolizzazione dell’etanolo nel corso di milioni di anni.
Link all’articolo - Hockings, K. J., et al. (2015). Tools to tipple: ethanol ingestion by wild chimpanzees using leaf-sponges. Royal Society Open Science, 2(6), 150150.
Questo studio documenta l’uso di strumenti da parte degli scimpanzé selvatici per consumare linfa fermentata di palma, fornendo evidenze del consumo abituale di etanolo in natura.
Link all’articolo - Janiak, M. C., et al. (2021). Fermented food consumption in wild nonhuman primates and its ecological drivers. American Journal of Biological Anthropology, 175(1), 3–14.
Questo articolo analizza i fattori ecologici che influenzano il consumo di cibi fermentati nei primati non umani, suggerendo che la fermentazione naturale può essere una strategia nutrizionale adattativa.
Link all’articolo
-.-.-.-.-.-.-.-.
Unisciti anche tu al Blog de ilDragoParlante inserendo la tua mail in alto a destra, così da non perderti i prossimi articoli ed eventi!
Se i contenuti gratuiti del blog e il viaggio de Il Drago Parlante ti sono d’ispirazione, aiutaci a continuare a creare e condividere conoscenze preziose sull’alimentazione naturale e il benessere autentico: Supporta il Drago